sabato 27 giugno 2015

Diamo al Ministero la nostra opinione sul rigassificatore: abbiamo un mese!



Incuriosita dalla stampa sono andata a cercare i documenti che "promettono" la realizzazione del rigassificatore nel sito del Ministero dello Sviluppo Economico e ho trovato questo: 

Dove si dice: "Il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo oggi in consultazione online sul suo sito il documento di consultazione per la Strategia nazionale sul GNL, corredato di vari allegati. Mediante un questionario compilabile online, sarà possibile inviare commenti a una serie di temi di discussione utili a verificare la disponibilità del sistema paese a impegnarsi verso questo progetto complessivo di sviluppo."


C'è un mese di tempo per compilare il format:

"Un mese di tempo per acquisire i pareri sul documento che viene messo in consultazione, dopodiché si definirà, tenendo conto dei commenti pervenuti, una strategia nazionale del GNL, che indicherà obiettivi concreti da conseguire e le misure previste per l’attuazione, con la finalità di giungere alla fine del 2015 alla sua adozione da parte dei Ministeri interessati."



Vogliono, quindi, VERIFICARE (anche) la DISPONIBILITA' dei CITTADINI a sostenere questi progetti attraverso il form di consultazione che trovate seguendo il link: questionario

Che ne dite di fargli CAPIRE cosa ne pensano gli agrigentini dell'opportunità di costruire in prossimità della Valle dei Templi un eventuale rigassificatore??? 
Nel documento informativo non c'è traccia del rigassificatore di Porto Empedocle ma si parla di garantire possibilità di rifornimento di GNL per navi e tir; nel questionario, nelle risposte aperte, possiamo scoraggiare la costruzione dell'impianto sgradito.

Ci sono dieci domande con risposta libera e quindi potete sbizzarrirvi con le risposte, possiamo anche allegare un documento.

Sarà ben poca cosa, il MISE se ne fregherà però potremo dire cosa ne pensiamo dell'eventuale rigassificatore...


domenica 14 giugno 2015

Diminuisce l'acqua ma non la spesa


In questi giorni una stretta alla distribuzione dell'acqua. 
In alcune zone della città i turni sono diventati monosettimanali dove, fino a qualche mese fa, l'acqua era erogata tre volte alla settimana.



Quando qualcuno si lamenta per i costi dell'acqua, salta su qualche difensore d'ufficio a dire che da qualche parte in Italia l'acqua costa addirittura più che ad Agrigento. Sicuramente, però, in quella parte d'Italia (come nel resto del mondo "moderno") l'acqua scorre libera nelle tubature cittadine 24 ore su 24 e magari puoi evitare di comprare quella in bottiglie da bere (la cui spesa finisce persino nella bolletta della spazzatura: quanti chili di bottiglie di plastica finiscono in discarica?)

Ad Agrigento è sempre turnazione.
Sempre a fare i conti con i tubi pieni d'aria invece che di acqua.
Rispetto all'erogazione effettuata dal comune pare che la pressione nei tubi sia più bassa, questo ha fatto si che, probabilmente, il tenore delle perdite sia diminuito rispetto alla gestione comunale.

Meno pressione meno rotture... in tutti i sensi.
Meno erogazioni, come in questi giorni, meno rotture e meno perdite.

Nel disciplinare tecnico sono previsti  i livelli di servizio:

Stiamo per arrivare agli 8 anni dalla sottoscrizione della convenzione, limite di tempo entro cui si doveva avere 0,10 l/s per ogni unità abitativa e ancora siamo, invece, alla turnazione.

L'acqua però la paghiamo lo stesso senza rimborsi, per un servizio più scadente o non fruito, come invece prevedrebbe la convenzione.
I cittadini sopravvivono al disservizio perché gran parte delle nostre case è equipaggiata per resistere all'atavica carenza d'acqua, anche per più di una settimana.
Persino molte strutture pubbliche sono ben attrezzate per non far mancare l'acqua ai propri clienti.

Qual'è la conclusione?
Anche senza ricevere acqua ogni utenza paga un fisso che, in alcune zone d'Italia, potrebbe (persino) pagare buona parte della spesa annuale.
Per quanto riguarda la parte variabile, commisurata all'acqua che attingo, non varierà sensibilmente con la rarefazione dei turni: sicuramente riempirò sempre il mio recipiente, sia che sia parzialmente pieno per una distribuzione più frequente sia che sia completamente vuoto, per una distribuzione meno frequente.
Quindi ogni utente attingerà e pagherà (più o meno) la solita acqua (e magari anche l'aria) mentre le perdite diminuiranno; ciò si tradurrà per il gestore in un acquisto minore (e soprattutto in una minore spesa) di acqua dal fornitore. 
Ricordiamo che alcune "fonti" riportano che quasi la metà dell'acqua acquistata si perde e non arriva agli utenti.



sabato 13 giugno 2015

Toponomastica e verde pubblico



A San Leone c'è Viale dei Pini, quello attualmente chiuso ai mezzi a due ruote perché il manto stradale è sconnesso.

Infatti,i pini, cresciuti nel tempo e senza manutenzione, oltre a dare il nome alla via, hanno sviluppato un apparato radicale che ha provocato dissesti, probabilmente anche al'interno dei giardini.
La soluzione al problema?
Ho letto questo, qualche giorno fa  (http://agrigento.press/2015/06/06/):
Quindi: taglio degli alberi e, poi, eliminazione delle radici e sistemazione del manto stradale. Un'operazione elaborata, lenta e costosa.
Siamo nel 2015 e sono ormai commercializzati diversi prodotti che servono per salvaguardare l'asfalto dalle radici degli alberi, pini compresi. L'intervento diventerebbe davvero troppo costoso e irrealizzabile?
Nessuno vuole salvare questi alberi?
Sicuramente, crescendo senza controllo, hanno fatto dei danni.
Ad Agrigento gli alberi non vengono manutenuti, ormai si tagliano e basta.
Dagli alberi della strada di Viale Emporium, a quelli davanti l'ospedale vecchio, a quelli davanti la Madonna della Provvidenza e poi ai recentemente razziati della villa Bonfiglio e di piazzale La Malfa.
Alberi enormi ed inermi.

Ditegli addio. 
Date un'occhiata al Viale, che non potete percorrere coi motori, e pensate che il prossimo anno sarà, forse, percorribile sotto il sole.
Così, tanto per dire. Perché nessuno un giorno dica: ma perché si chiama "Viale dei Pini"?
Magari è prevista anche la modifica alla toponomastica: "Viale dei Pini tagliati".
Alberi che hanno visto generazioni crescere e la città distruggersi, ne seguono il declino..

Ma un viale pieno di Pini in una zona turistica non va salvaguardato?

Manuale Legambiente&alberi sulla strada

Ai sensi del vigente Codice in materia di tutela di beni paesaggistici (Dlgs 42/2004 e successive modifiche) il Patrimonio Culturale nazionale è costituito da Beni culturali e da Beni paesaggistici. Il D.lgs. 63/2008 ha introdotto, nella categoria delle cose immobili, di cui all'art. 136 lett. a del Codice, gli «alberi monumentali». Gli alberi monumentali, in quanto Beni paesaggistici a tutti gli effetti, sono, quindi, entrati a far parte del patrimonio culturale nazionale, proprio come i capolavori dell'arte umana. Su di essi, quindi può essere apposto il "vincolo paesaggisticoche ne impedisce l'alterazione o l'abbattimento. 
A ciò si aggiunge quanto disposto dalla legge n.10/2013 che stabilisce che: "salvo che il fatto costituisca reato, per  l'abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da  euro 5.000 a euro 100.000".
Inoltre, è applicabile l'articolo 635 del Codice penale che disciplina il reato di danneggiamento (pena dai sei mesi ai tre anni).

Palazzo Tomasi finisce al TAR.





Dopo l'incuria, i ladri, poi un bando per l'assegnazione del palazzo ormai danneggiato.
Il bene però, ristrutturato con finalità specifiche, era già stato impegnato formalmente dall'ex sindaco come sede dell'Accademia di Belle Arti che ricorre  al TAR di Palermo per fermare il bando e chiedere il risarcimento dei danni subiti.
Il comune ha predisposto la difesa e la rappresentanza con un atto dove si dice anche che: 



In ogni caso, si prevede, che alla fine  pagheranno sempre i cittadini.
Intanto che ne sarà del palazzo?

Questa è la storia, si trova qui: http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/palazzo-tomasi

raccontata dal direttore dell'accademia, Alfredo Prado

"L’ennesima vicenda di abbandono dei beni della città ha coinvolto anche Palazzo 'Tomasi', luogo di interesse adesso anche per i ladri che 'lo hanno visitato'. É con rammarico che l’Accademia di Belle Arti 'Michelangelo' di Agrigento prende atto di essere stata lungamente inascoltata sull’argomento nel corso di questi anni. 
Si ricorda che l’Accademia è un’istituzione riconosciuta dal Ministero dell’Università e come tale sottoposta anche al controllo e alla vigilanza dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. Istituita nel 1979 l’Accademia può considerarsi un’affermata istituzione della nostra città e della provincia, oltre che riferimento artistico-universitario per i giovani provenienti da altre regioni italiane, dai paesi della comunità europea ed anche dalle nazioni del Mediterraneo. Dispiace avere appreso e letto tante dispute verbali, innumerevoli ipotesi di accaparramenti di questo bene storico-monumentale, che si ricorda essere della collettività, ancorché di questo o di quell’amministratore, partito o associazione che siano. Solo parole e poi vane speranze di farne la sede di un museo di Arte Sacra della Diocesi; in seguito, però, qualche illuminato pensò di farne un 'Centro di Accoglienza per Immigrati'. Poi si fece avanti l’Università di Palermo per consegnargli in affidamento, due gioielli monumentali: l’ex Collegio dei Filippini, con delibera n°81 dell’08/07/2006, verbale del 27 aprile 2007 di consegna in comodato d’uso gratuito al Polo Universitario agrigentino, quale sede di un altisonante 'liaison office', sportello d’impresa istituito dall’Università di Palermo per potenziare le azioni di trasferimento della conoscenza e della tecnologia e allo scopo di sostenere l’economia e le imprese. Belle parole ... tante illusioni altamente specialistiche vista la grave crisi di lavoro delle imprese, dei diplomati e dei laureati che afferma esattamente il contrario. Speranza, questa, senza futuro e quindi giustamente revocata con Delibera di Giunta Comunale n°81 del 21/08/2009; e palazzo Tomasi, affidato all’Università con Delibera di Giunta Comunale n° 34 del 23/04/2007, in applicazione di un accordo preliminare del 14/09/2006 con il quale si regolamentava la concessione di tale bene storico dietro un 'corrispettivo simbolico', per anni 4, al fine di svolgervi 'attività didattiche, formative e di ricerca del Polo Universitario'. Evidentemente, poiché era previsto con spese a carico del Polo il completamento di Palazzo 'Tomasi' attraverso l’acquisto degli arredi e delle apparecchiature necessarie, tutto ciò frana con Delibera di revoca n°82 del 28/09/2009. Quindi, due delibere, due storie di due tra i più importanti beni monumentali e storici della città, finite in un vicolo cieco a causa di una evidente miopia della burocrazia e della politica cittadina. Eppure lasciava ben sperare l’attenzione espressa dalla Commissione Speciale per il Centro Storico, allora presieduta dalla Dott.ssa Graziella Fiorentini che, nel progetto dei lavori di recupero di Palazzo Tomasi siti in Piano Sanzo (previsti con l.r. n. 70 del 1976) testualmente dichiarava, con nota prot. n° 4887 del 04/09/1996 che: 'l’utilizzazione come scuola musicale non è pregiudizievole dei valori architettonici dell’edificio, ritenendo così compatibile tale destinazione d’uso (istruzione artistico-musicale) compatibile con tale manufatto di pregio'. In ragione di ciò la Commissione presieduta, successivamente, dal prof. Ernesto De Miro inserì Palazzo 'Tomasi' tra i beni d’interesse storico, artistico e monumentale destinati ad interventi urgenti di consolidamento, recupero e ristrutturazione funzionale, previsti dall’art. 5 della L.R. n° 70/1976. La Commissione faceva altresì presente che l’Amministrazione Comunale ed i progettisti dei piani particolareggiati del Centro Storico definissero, d’intesa, la destinazione d’uso degli edifici destinatari degli interventi di recupero. L’Amministrazione comunale, presieduta dal sindaco Marco Zambuto, nell’anno 2011, a seguito di visita in Agrigento dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, nel pieno rispetto della destinazione d’uso prevista, si impegnava a destinare Palazzo 'Tomasi' a sede istituzionale dell’Accademia di Belle Arti 'Michelangelo', per le attività didattiche, e a tal fine si sottoscriveva in data 23/02/2011, tra il Comune e l’Accademia, una 'lettera d’intenti' per tale utilizzo del palazzo. A fronte di ciò l’Accademia avrebbe curato diverse attività artistiche a favore del Comune di Agrigento. Tale destinazione dello storico Palazzo Tomasi veniva comunicata al competente Ministero, il quale ne informava l’Anvur, organo tecnico di supervisione e controllo. In data 20 e 21 Giugno 2013 la Commissione ministeriale dell’Anvur, con la presenza del Presidente Prof. Stefano Fantoni, recatasi per la seconda volta in Agrigento, effettuò una verifica sull’adeguatezza strutturale di Palazzo Tomasi ai requisiti richiesti dal Ministero e ne comunicava il positivo stato dell’arte del percorso strutturale intrapreso. Il sindaco Marco Zambuto in data 16/07/2013, con lettera prot. n°36480, assicurava all’Anvur l’assegnazione definitiva del Palazzo Tomasi sin dall’inizio dell’Anno Accademico 2013/2014. L’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca nel mese di Dicembre 2013 esprimeva parere favorevole all’istanza avanzata dall’Accademia, parere condizionato, però, all’esito conclusivo degli adempimenti di competenza del Comune di Agrigento. Procedure e adempimenti, purtroppo, ad oggi mai conclusisi, con il risultato di limitare l’incremento dell’offerta formativa per la città, vista anche l’attuale difficile situazione finanziaria del Polo Universitario di Agrigento. I ritardi della politica e della burocrazia hanno già causato un danno economico al Comune non accogliendo la proposta dell’Accademia di corrispondere un corrispettivo annuo per il comodato dell’immobile. Vogliamo portare a tal proposito ad esempio, tra le diverse in Italia, la decisione del sindaco di Catania, On. Enzo Bianco, che nel Dicembre 2013 comunicava all’Accademia di Belle Arti di Catania la concessione in comodato d’uso gratuito, ai fini didattico-artisitico-culturali, dei locali dell’ex Ciminiere e ciò per un periodo di almeno anni 50. In questi giorni apprendiamo positivamente che il Commissario del Comune, Dott.ssa Giammanco, ha emanato un atto di indirizzo agli Uffici preposti per l’emanazione di un bando o di una manifestazione di interesse per la concessione in comodato d’uso oneroso di 'Palazzo Tomasi'. È indubbio che l’eventuale destinazione di tale immobile a sede dell’Accademia di Belle Arti di Agrigento porterebbe grandi benefici anche per la ripresa economica, in chiave turistica, del centro storico e della città".“