Un’estate di
disservizi idrici ha colpito i cittadini di Agrigento. I ritardi sono stati,
spesso, prima subiti e poi comunicati con continui cambi turno e modeste
erogazioni che arrivano persino ad impedire di programmare la vita delle
famiglie.
Le perdite segnalate
dai cittadini non vengono riparate prontamente. Mentre si vede scorrere l’acqua
per strada si guarda al proprio rubinetto secco e al continuo passare di
autobotti che ci riporta indietro nel tempo.
Una piaga tutta
agrigentina che non è per niente attenzionata da questa amministrazione. Come
tutti gli altri problemi la responsabilità è sempre di qualcun altro e sull’acqua
il gioco è facile: scaricabarile mentre si scaricano le cisterne degli
agrigentini.
Eppure, anche se il
servizio non è comunale, il sindaco, come responsabile della salute pubblica ha
il dovere di vigilare e non fare finta di niente. Invece ha ignorato, per tutta
l’estate, totalmente, il problema.
Se fra il serio e il
faceto trova altro a cui pensare ricordiamo che la sua ordinanza sulla
spazzatura del 5 luglio, mai ritirata seppure detta errata, prescrive tra
l’altro la pulizia dei mastelli. Con cosa? Dovremo scegliere tra lavarci o
lavare i mastelli?
Paghiamo una quota
fissa che è in molti casi superiore a quanto pagano di consumo in un anno la
maggior parte degli italiani. Il servizio è già praticamente pagato con quella somma
(che per le seconde case è circa 160 €) e poi servirci l’acqua è un optional?
Tanto gli agrigentini
sopportano tutto.
Una mozione a mia
firma è stata presentata nell’acme dell’emergenza, prima del rovente periodo di
agosto, ma è finita nel buco nero dell’ODG del Consiglio comunale che risucchia
gli atti di governo e gestisce solo debiti fuori bilancio.
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